Ventiquattro anni appena; l’infausta diagnosi di “Atassia di Friedreich” all’età di 14, in una Bucarest davvero poco attrezzata per le persone disabili; un incontro virtuale su internet con un ragazzo che le parla inizialmente di una Cooperativa sociale in Friuli, che risponde al nome di Arte e Libro, e infine la decisione di partire alla volta di Udine, da sola, in carrozzina, con la prospettiva di un incontro all’aeroporto e soprattutto di una nuova vita tutta da ricominciare, nonostante la malattia genetica.
Eppure quando l’aereo atterra a Treviso Maria Valentina Costache, che in Romania ha sempre vissuto chiusa in casa con la mamma cardiopatica e scrivendo poesie, non trova l’amico di internet che le aveva promesso di accompagnarla a destinazione. Ma il coraggio non le manca di certo e la prospettiva di tornare in Romania, senza la possibilità di cure e di sostegno, la spinge comunque a chiamare un taxi e a raggiungere ad ogni costo la struttura indicata.
L’arrivo in piazza Libia 1, in una calda mattina di inizio luglio, è un lampo e Maria si ritrova immediatamente catapultata in una struttura che la accoglie subito, senza perifrasi, che le spalanca le porte attivando con prontezza un servizio di accoglienza iniziale di tre giorni, in collaborazione con i Servizi Sociali del Comune di Udine, in attesa di capire cosa fare. La ragazza infatti non parla italiano, di lei si sa soltanto che ha affrontato da sola, a “bordo” della sua carrozzina, un lungo viaggio da Bucarest; si sa che aveva raccolto l’invito di un ragazzo che le aveva a lungo parlato di una realtà, Arte e Libro appunto, cresciuta in seno ad una Comunità per disabili, nel cuore di Udine, dove avrebbe potuto trovare persone disposte ad accoglierla ma anche capaci di fornire le cure e l’assistenza di cui lei stessa non aveva mai potuto usufruire prima.
La documentazione sanitaria che ha con sé è scarsa ma una cosa è certa, Maria necessita di supporto perché la sua è una malattia genetica caratterizzata da un danno, nel tempo, al sistema nervoso. Al momento, e dopo l’”allarme” lanciato inizialmente da Arte e Libro, è in Comunità Piergiorgio da un paio di giorni soltanto, in attesa di conoscere il suo futuro e la sua definitiva destinazione, ma l’accoglienza riservatale dall’ampio staff della Onlus e la professionalità degli operatori nell’affrontare la sua situazione personale, l’hanno già portata a chiedere di non essere eventualmente trasferita.
«Mi sento in famiglia e viziata qui da voi, e non mi era mai successo – ha spiegato in rumeno – Mi piacerebbe moltissimo restare in questa struttura. Ci sono tante persone che, esattamente come me, sono in carrozzina, hanno delle difficoltà e quindi mi possono capire. Nel mio paese questo non è possibile».