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Daltin e il suo “Friuli fantasma”

 «Mi ci sono imbattuto casualmente. Pàlcoda è un paese che ha davvero tutto; ha una Chiesa, un campanile, una piazza e anche alcune case eppure non ha gli uomini, non ha più la vita mentre la natura si sta piano piano riprendendo tutto lo spazio che le era stato sottratto un tempo, con i suoi rami che ormai fuoriescono dalle finestre di queste abitazioni senza più nessuno. Proprio qui venivano prodotti cappelli di paglia, alla fine dell'Ottocento, rivenduti poi nel nord Europa». Lo scrittore friulano Mauro Daltin, che ha da poco dato alle stampe i suoi "Piedi sul Friuli" non ha alcun dubbio a riguardo; tra i tantissimi borghi cosiddetti fantasma della regione e scoperti per caso durante lunghe e abituali camminate, Pàlcoda è ancora oggi quello che gli è rimasto maggiormente nel cuore. Abbandonato nel 1923 dalla famiglia Masutti, l'ultima rimasta, e ripopolato poi nel 1944 da una Brigata partigiana, il luogo fa parte del Comune di Tramonti di Sotto ed è allo stesso tempo anche una delle sette geografie in cui lo scrittore si muove nel suo libro presentato proprio lunedì 28 maggio alla Comunità Piergiorgio.

«Il mio viaggio, nato per raccontare luoghi che non hanno voce ma che trasudano storia - ha raccontato Daltin alla nutrita platea dell'Aula Didattica  - inizia per così dire dall'estremo ovest, ossia da Erto. Passa appunto per Pàlcoda per poi toccare il Comune di Adegliacco, cuore e centro della vicenda di Antonio Tosolini, uno dei più grandi briganti del Friuli di fine Settecento. Continua verso Moggessa, luogo praticamente abbandonato che si raggiunge soltanto seguendo una mulattiera e che lo stesso Tito Maniacco, scomparso da non molto, aveva cantato in modo straordinario, per poi arrivare in Slovenia; prima sul Monte Canin, pieno di leggende, poi a Caporetto e infine giù per il colle sloveno dove mi imbatto in contrabbandieri di grappa clandestina». Un itinerario casuale, per nulla preparato a tavolino dall'autore ma costituito da sette luoghi in cui lo scrittore è arrivato fatalmente tornandoci poi più volte poiché affascinato dalla storie nascoste dietro questi microcosmi. «Mi piace molto camminare e scoprire sempre nuovi posti e questa è un'attività che faccio indipendentemente dalla scrittura - ha raccontato Daltin, secondo ospite accolto nell'ambito degli "Incontri con l'autore" avviati proprio nel mese di aprile - Negli ultimi due anni ci sono state però alcune storie in particolar modo che hanno sentito l'urgenza di uscire e quindi anche di essere raccontate per iscritto». Una scrittura che non nasce dal bisogno di veicolare particolari messaggi dunque, come ha voluto precisare lo stesso Mauro.

«La mia narrativa non ha lo scopo di lanciare moniti; se poi qualcuno, dopo aver letto le mie storie, sceglie di rinunciare a un giro al centro commerciale per vedere dal vivo Moggessa oppure Erto, per me questo è già un gran bel risultato raggiunto - confessa il giovane editor friulano - Spesso ci manca il tempo, la voglia e la curiosità di conoscere il territorio stesso in cui viviamo e se il mio libro dovesse servire per stimolare la gente a osservare il Friuli da un altro punto di vista, ne sarei senza dubbio felice».


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