«Bisogna lavorare per una nuova primavera del sociale, dobbiamo riattivare quello che fu lo spirito di Capodarco, ritrovare l’unità e la voglia di condividere, per poter superare questo momento di profonda crisi e negazione dei diritti». Lo spiega con voce certamente pacata ma pur sempre ferma don Franco Monterubianesi poco dopo il suo arrivo alla Comunità Piergiorgio Onlus di Udine. È qui infatti che martedì 13 maggio colui che fondò il primo nucleo di una struttura pensata per chi non aveva diritti, a Capodarco di Fermo nelle Marche nel 1966, ha scelto di tornare attraverso un tour a tappe. «Sto visitando tutte le Comunità del nord Italia che sono nate proprio dalla nostra esperienza – mi spiega Don Franco, reduce da un gradito momento conviviale con il Consiglio di amministrazione della Piergiorgio e con i comunitari stessi – Mancavo dal 2010 e oggi sono tornato volentieri. Mi ricordo le origini di questa realtà. Correva l’anno 1969 e all’epoca la Piergiorgio ancora non esisteva di fatto. C’era soltanto un gruppo di persone disabili che avevano avuto modo di entrare fattivamente a contatto con la nostra esperienza l’anno successivo, nel luglio del 1970». Ed è proprio allo spirito che aleggiava in quegli anni, all’entusiasmo e alle robuste radici su cui le persone dell’epoca facevano affidamento che Don Franco ritiene doveroso ritornare oggi. «Dobbiamo ritrovare quel senso di appartenenza che è testimoniato proprio dal sacrificio dei fondatori stessi della Comunità Piergiorgio – racconta ancora don Franco durante il seminario “per una nuova primavera del sociale” che ha tenuto proprio nel pomeriggio di martedì presso la Chiesa di San Domenico – C’è bisogno di rilanciare certe idealità oggi scomparse e che invece nel passato sono state grandi. Noi del Terzo settore resistiamo, come possiamo, sul fronte delle nostre opere sociali ma siamo sempre più al limite. Dobbiamo certamente fare anche noi ammenda della colpa di esserci sempre sottomessi al potere per cercare di sopravvivere nei nostri servizi. In tale clima di emarginazione questi ultimi si sono sempre più spenti nella loro idealità. Ha prevalso l’assistenziale e così i mali sociali, quelli che ci circondano, si sono approfonditi oltre misura per la mancanza di coraggio nell’affrontarli. Dobbiamo lottare per uscire dalla crisi, dall’inciviltà, dalla rovina del sociale e dell’Uomo negato».