Comunità Piergiorgio ONLUS

I disabili per i disabili



Rimettersi in gioco è un dovere, basta puntare su se stessi

«Nella storia dell’Occidente degli ultimi due millenni azzardare è stato inizialmente un peccato, poi è diventato un reato vero e proprio mentre oggi è una malattia; una dipendenza legale riconosciuta già nel 1980 nel Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali e rispetto alla quale ci sono tante illusioni; la convinzione, da parte di chi ne soffre, di potersi controllare e la convinzione, da parte invece dei familiari, di poter essere d’aiuto». A tratteggiare senza mezzi termini e con chiarezza i contorni di un enorme problema che in Italia riguarda almeno 700 mila persone è stato proprio il fondatore, nel 1997, del primo Centro di recupero a livello nazionale per giocatori d’azzardo e loro familiari, Rolando De Luca, cui oggi si devono risultati che parlano da soli. «Su 240 persone che hanno chiesto aiuto, al momento ho un solo disoccupato, la media delle separazioni è pari a due all’anno, la partecipazione ai gruppi è dell’80% e da sette mesi ho raccolto zero assenze ingiustificate. Dieci anni fa la percentuale di abbandono della terapia era del 70% mentre oggi si ferma al 3. L’ansia e la depressione calano vistosamente e qui a Campoformido di suicidi non ce ne sono mai stati. Cosa significa tutto questo? A conti fatti vuol dire che chi sta nei gruppi di terapia, e che prima era un giocatore d’azzardo o una famiglia in grave difficoltà, sta molto meglio di chi vive fuori, nella realtà cosiddetta normale, dove si dice che le persone non sono matte». Un’esperienza “resistenziale”, quella portata avanti con tenacia dal dott. De Luca, nata in un momento storico in cui il settore era pressoché desertico e realizzata per intervenire contro un dramma alimentato da una vera e propria industria dell’azzardo in piena regola. «In Italia è molto più facile scommettere che spedire una raccomandata. Basti pensare che le slot disseminate sul territorio nazionale sono circa 450 mila – racconta lo psicoterapeuta che ha già messo in cantiere un documentario dedicato al tema e che sarà presentato ufficialmente nei prossimi mesi – La crisi economica che stiamo vivendo non aiuta affatto, tutt’altro, non fa che aumentare la ricerca della fortuna proprio attraverso la sfida della sorte».

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